Verissimo e Belve, piovono critiche: “Bisogna salvare il pubblico dalla noia”
“Bisogna salvare il pubblico dalla noia della ripetitività”: a parlare è Alessandro Cecchi Paone
C’è un problema in televisione e si chiama ripetitività: fa piuttosto ridere vedere conduttori e conduttrici debuttare con un nuovo programma che provano a descrivere con fiumi di parole quando basterebbe una singola frase ovvero ‘È uguale a tutti gli altri’. Talk show politici tutti uguali, format dove la conduttrice intervista l’ospite di turno, ormai la televisione si è ridotta a interviste e reality show (questi per fortuna stanno facendo sempre meno successo). Scrive bene quindi Alessandro Cecchi Paone nella sua rubrica della posta sul settimanale Nuovo Tv, rispondendo a una lettrice che si lamentava, tra gli altri, di Verissimo: “Speriamo si concluda questo ciclo così da salvare il pubblico dalla noia della ripetitività. Non se ne può più”.
Verissimo e i tanti programmi che gli somigliano: una spettatrice non ne può più
Una spettatrice ha mosso una critica particolare a programmi che sono tutti simili tra loro, e lo ha fatto mandando una lettera alla posta di Alessandro Cecchi Paone: “Verissimo, Belve, La volta buona, Domenica In, insomma, sembrano tutti uguali”. Una conduttrice intervista l’ospite. Stop. Da anni i formati sono identici e questo appiattisce la qualità della televisione, che si abbassa sempre anno dopo anno. Possibile che non si possa investire su nuovi format, nuove idee, affinché il pubblico non si addormenti davanti il piccolo schermo o preferisca nuovi e più stimolanti medium? Come dice il conduttore e divulgare, si spera che questo ciclo stagnante possa cambiare al più presto. Intanto gli ospiti di Verissimo di oggi sono davvero incredibili, così come quelli di domani.
Alessandro Cecchi Paone lancia l’allarme: “Problema di una televisione tutta uguale”
Lo va ripetendo da anni, Alessandro Cecchi Paone: c’è il “problema di una televisione tutta uguale” indipendentemente dalle varie aziende dai vari canali. Come scrive il giornalista da una parte gli editori devono ridurre i costi (minima spesa, massima resa) e dall’altra i contenuti e i contratti degli artisti in mano a pochi produttori. Ma a questo si aggiunge un altro problema che è incredibile come non sia sotto gli occhi di tutti: il ricambio generazionale totalmente assente. Non c’è e non ci sarà chi prenderà il posto dei vari Paolo Bonolis, Gerry Scotti, Carlo Conti, Maria De Filippi, Milly Carlucci e Silvia Toffanin. La speranza è che le aziende aprano gli occhi e capiscano che la televisione può essere viva e non deve essere trascinata come un cadavere dimenticato.