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Gigi D’Alessio: eccezionale intervista su “Il Fatto Quotidiano”. Dalla gavetta alle esibizioni per la Camorra. E Berlusconi? “Un amico. Avrei suonato per lui anche mentre faceva il bidet”

Scritto da , il Marzo 26, 2012 , in Personaggi Tv Tag:

text-align: center”>Gigi D'Alessio si confessa a "Il Fatto Quotidiano"

A un mese e mezzo  dalla sua esibizione in coppia con Loredana Bertè all’ultimo Festival di Sanremo, Gigi d’Alessio si confessa in una lunga intervista rilasciata a “Il Fatto quotidiano”, la testata giornalistica fondata da Marco Travaglio. E lo fa mettendosi completamente a nudo. Gavetta, esibizioni ai matrimoni di camorristi, politica: passato e presente si fondono in una serie di ricordi che il cantante ha deciso di condividere con il giornalista Andrea Scanzi. Sicuro di sé,  D’Alessio non rinnega nulla del suo passato, neanche il periodo in cui suonava per numerosi Boss della Camorra: dal ‘92 al ’96 facevo fino a 13 matrimoni al giorno. A Napoli le donne si sposano per scegliersi il cantante. Per la comunione di mia figlia chiamai Dalla, per mio figlio vorrei Pazzini. Ho suonato anche per qualche boss. Come Carosone, Cocciante, D’Angelo. Spesso non mi pagavano: un bacio e via. Alla camorra ho regalato un mucchio di canzoni: ero obbligato. Se dicevo ‘no’ chi mi proteggeva? Anche i giornalisti ci vanno. E al mattino ricevono il cachemire, rivela impassibile il cantante.

Poi, finalmente, la svolta. Nel 1996, concerto a Napoli. Attaccavo i manifesti di notte, camuffato: a Caianiello non mi conosceva già più nessuno, ma in città impazzivano. Affittai lo stadio e feci 40mila paganti. Lì è cambiato tutto. E nel 2000 mi sono trasferito a Roma. Senza più manager: ti fottono. E da allora, passo dopo passo, concerto dopo concerto, è riuscito ad imporsi sul mercato nazionale ed estero, con più di 12 milioni di copie di dischi vendute, 1 disco di diamante, oltre 100 dischi di platino vinti, oltre un anno di presenza nella top ten dei più  venduti, numerosi premi ricevuti. Il suo ultimo album, “Chiaro”, è il più venduto dopo Sanremo, riuscendo a posizionarsi nella top 5. Un successo clamoroso che gli ha permesso di concedersi più di un lusso: incantevole, infatti, è la villa all’Olgiata con studio di registrazione personale, piscina e il giardino Amorilandia.

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D’Alessio ha così potuto riscattarsi da un’infanzia difficile: Vengo dai quartieri popolari, cresciuto dalla nonna. Quando entravo in casa, battevo forte i piedi per far scappare i topi. E niente doccia. Scendevi per strada e ti fottevano la cartella. Poi la bicicletta. Poi il motorino. Alla quarta diventavi scugnizzo. Alla delinquenza ho preferito la musica: dieci anni di conservatorio. Ed è proprio in virtù di questo passato che il cantante si definisce  più comunista di tanti altri. Non è un mistero, però, che in tutti gli appuntamenti elettorali il suo voto sia andato a Berlusconi. Un amico, dichiara il cantante, terzo classificato all’ultimo Sanremo, ricordando quanto l’ex Presidente gli sia stato vicino durante il calvario del fratello Pietro, sconfitto da un tumore. Mio fratello Pietro aveva un tumore. La malattia che si è portata via i miei genitori. Mi è rimasta solo la sorella. Chiamai Berlusconi per avere i suoi medici. Era a un “G” non so cosa in Tunisia, mi aiutò in ogni modo. Poi, il mercoledì delle elezioni 2011, a mezzanotte mi telefona. Ero a casa con Anna (Tatangelo): ‘Gigi, sto nella merda’, aiuta-mi’. Avrei suonato per lui anche mentre faceva il bidet. Un amico. Purtroppo Pietro, dopo un anno e mezzo di cure, è morto lo stesso.

Un’intervista a tutto tondo che consente a D’Alessio di togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa. A chi, da sempre, lo definisce un cantante neomelodico, ribatte: Il neomelodico non esiste (…) Dire che sono il principe dei neomelodici è come dire che sono il primo degli stronzi. E poi: La mia musica fa cacare? Okay. Vi invito a un concerto: venite quando tenete la colite, così vi stimolo. E ‘cantare male’ è soggettivo: Vasco emoziona, ma tecnicamente non è un granché. La sua voce non sarà delle migliori ma, quantomeno, non le manda di certo a dire.