Storie Vere: Raffaele Sollecito racconta la sua verità
Eleonora Daniele intervista Raffaele Sollecito a Storie Vere
1 novembre 2007: Meredith Kercher, studentessa londinese, viene trovata uccisa a Perugia. I sospetti ricadono da subito su Raffaele Sollecito e Amanda Knox, definiti dall’opinione pubblica “la coppia diabolica”, i quali finiscono alla sbarra dopo lunghe e complicate indagini. Otto anni di processi mediatici e internazionali, quattro dei quali Raffaele li ha trascorsi in carcere (per sei mesi addirittura in isolamento). Un periodo terribile, che definisce nel suo libro “una vera e propria tortura”. Oggi Sollecito è innocente oltre ogni ragionevole dubbio, pronto a riscattare la sua persona e a far scomparire l’etichetta dell’assassino che per troppo tempo ha avuto addosso ingiustamente. Intervistato da Eleonora Daniele nella puntata odierna di Storie Vere (dove alcuni giorni fa è intervenuta Piera Maggio per parlare di Denise Pipitone), Raffaele Sollecito ha raccontato il suo incubo: “Sono stati otto anni lunghissimi e tragici. Io dico sempre di essere nato più volte: la prima volta da mia madre, ho avuto un’infanzia piena di entusiasmo e ricca di progetti; la seconda volta sono nato quando sono uscito dalla prigione, poichè ho dovuto affrontare un mondo completamente diverso da quello che avevo lasciato… la mia famiglia invece non è cambiata… anzi, nel frattempo è diventata più forte”. La conduttrice ha quindi chiesto al suo ospite se oggi si sente libero. A tale domanda, Raffaele ha risposto di si, precisando di essere finalmente libero di riappropriarsi della sua vita, pur non sentendosi però ancora del tutto libero dal pregiudizio.
Raffaele Sollecito a Storie Vere: la rinascita dopo il carcere
“Si è parlato tanto di sguardi e di acconciature, ma di quello che succedeva durante le udienze se ne è parlato molto poco. Hanno voluto costruire dei mostri. I titoli dei giornali parlavano infatti spesso solo di look. La rappresentazione del male contro cui tutti i cittadini possono scagliarsi e chiedere vendetta e giustizia” ha poi asserito Sollecito, riferendosi al lungo periodo della galera e dei processi. Un’esperienza drammatica quella del carcere che, come precisato da Raffaele, gli ha tolto a tutti gli effetti i suoi vent’anni, non avendoli potuti vivere pienamente essendosi trovato catapultato nell’inferno della prigione, raccontato nel suo libro “Un passo fuori dalla notte”. Riguardo alla Kercher, Sollecito ha invece svelato: “Io e la mia famiglia abbiamo provato tante volte a parlare con la famiglia di Meredith, mio padre ci ha provato anche in aula. Io ho perso mia madre, so che cosa significa non poter riabbracciare una persona cara, so cosa si prova a non avere più i suoi sguardi, le sue parole, le sue carezze. Non posso però immaginare cosa significhi aver perso una figlia”. Per quanto riguarda invece la notte dell’omicidio, Raffaele ha precisato ancora una volta che le uniche tracce trovate sulla scena del crimine sono quelle di Rudy Guede, che dovrebbe sapere esattamente cos’è successo. Infine, su Amanda Knox ha detto di averla sentita per l’ultima volta il giorno dell’assoluzione.