Bruno Vespa e i Casamonica: ecco perchè ospiti di Porta a Porta
Bruno Vespa risponde alle accuse sui Casamonica ospiti a “Porta a Porta”
Dopo la speciale serata andata in onda il 19 giugno, dedicata al trio canoro de Il Volo accompagnati a New York dal giornalista Bruno Vespa, il campanello di Porta a Porta è tornato a suonare per la ventesima edizione. Per festeggiare il gran ritorno, il conduttore, prima ha invitato il premier Matteo Renzi, mentre per la seconda puntata ha accolto in studio la figlia e il nipote di Vittorio Casamonica, recentemente scomparso e il cui funerale (celebrato sulle note de Il Padrino) ha creato un polverone sulla città di Roma creando indignazione. La puntata andata in onda ieri (e che ha ottenuto il record di ascolti) non è passata inosservata ai telespettatori e ai politici italiani; soprattutto quest’ultimi hanno criticato aspramente la scelta dell’azienda televisiva pubblica di invitare tali soggetti all’interno del programma, definendo la decisione alquanto inaccettabile, indecorosa e addirittura offensiva per i cittadini a casa. Bruno Vespa non ci sta e rigetta tutte le accuse ricevute nel corso della puntata del 9 settembre: “Io credo che il servizio pubblico debba trattare tutto; il problema è come lo tratta e io penso di aver trattato la vicenda Casamonica da servizio pubblico [..] invitando due persone incensurate ma vicine alla famiglia del clan“. Inoltre il conduttore ha affermato che la capitale d’Italia di certo non ha perso la dignità per colpa del suo programma e che lui (e l’azienda che rappresenta), ospitando esponenti della famiglia Casamonica, ha fatto solamente il proprio mestiere.
Bruno Vespa e il caso Casamonica: tutte le critiche ricevute
Non appena è terminata la puntata incriminata, il pubblico si è scatenato sul web e tra questi vi erano anche i politici dell’attuale governo italiano. Le prime voci di dissenso sono arrivate dal presidente del Pd Matteo Orfini, il quale ha definito l’ospitata di Vera e Vittorino Casamonica un errore grave perchè nulla c’entra con il servizio pubblico e su cui la Rai dovrebbe riflettere. Dalla stessa parte dell’accusa si è schierato il sindaco di Roma, Ignazio Marino; quest’ultimo ha asserito che la scelta è stata paradossale e che in questo modo non si è fatto altro che dare maggior adito al funerale mafioso (celebrato il 20 agosto nella chiesa Don Bosco) finito già abbondantemente sui giornali. Critiche anche dal Movimento 5 Stelle che sul sito hanno scritto: “Rai, servizio pubblico paramafioso“; inoltre i parlamentari hanno chiesto all’azienda stessa di spiegare il motivo di questo ennesimo elogio di un clan criminale. C’è anche chi ha suggerito di chiedere scusa ai romani e a tutti i cittadini che hanno dovuto assistere a tale spettacolo come il vicesindaco della capitale, Marco Causi.