Francesco Facchinetti da The Voice of Italy a scrittore di romanzi noir
Francesco Facchinetti, ormai, è diventato un vero personaggio televisivo. Partito come uno dei tanti figli di…, ha buttato i primi passi nel mondo della musica più di dieci anni fa con una hit, La Canzone del Capitano, che è ancora il singolo più venduto del XXI secolo. Dopo un po’ di anni a spendersi come cantante Facchinetti Junior ha cambiato strada ed ora è conduttore televisivo di successo e anche talent scout.
Quest’anno, insieme al padre Roby, è uno dei giurati della nuova edizione di The Voice of Italy e i suoi siparietti comici con il genitore, con cui divide la poltrona, così come le loro scelte non passano sicuramente inosservati. I due, infatti, portano sul palco del talent di Rai 2 tutta l’autenticità del loro rapporto.
Ultimamente, però, Francesco Facchinetti cambia di nuovo pelle e si butta in una nuova sfida e diventa scrittore. Niente paura, non ha scritto il solito libro in cui, magari, un figlio di… racconta il rapporto con il padre famoso o la sua storia di successo ma ha rischiato molto, buttandosi su un genere apparantemente lontano da lui: il romanzo noir.
Quasi due settimane fa è uscito in libreria, edito da Mondadori, La tana del bianconiglio, il primo thriller di Francesco Facchinetti. Un romanzo avvincente, ambientato a Milano ed esattamente nel Parco Sempione del capoluogo lombardo. Un luogo strano dove, secondo l’ex Dj Francesco, “si concentrano tutte le contraddizioni della metropoli“.
Il desiderio di scrivere questo romanzo è nato dal “[…]bisogno di raccontare una sofferenza interiore, il lato buio, la negatività che si nasconde in ciascuno di noi[…]“, racconta Francesco Facchinetti al Corriere della Sera di oggi. Il romanzo del giudice di The Voice mostra un volto diverso del simpatico e solare conduttore che ama i social network e la sua famiglia, un lato più ombroso e cupo, forse, tuttavia altrettanto interessante.
E, probabilmente, c’è anche un po’ di autobiografia ne La tana del bianconiglio perchè Francesco Facchinetti fa una piccola confessione. Nel thriller il neoscrittore racconta delll’amicizia tra un ragazzino rom e uno dei quartieri della Milano bene e, a proposito del primo, che è un disastro a scuola ma un genio nella vita, sempre al Corriere della Sera, dice che in parte potrebbe essere lui e conclude: “Il libro dimostra che la sofferenza è sempre uno stimolo verso la creatività“.