Servizio Pubblico, la protesta dei Forconi scaccia anche Castelli
Una puntata, l’Undicesima di Servizio pubblico condotta da Michele Santoro andata in onda ieri alle 21,00 che vi abbiamo raccontato in diretta corredata dai video salienti, che ha voluto evidenzare la realtà sociale del nostro paese che oggi si presenta come un vero e proprio stato in rivolta in cui la politica sembra non parlare più per voce dei suoi cittadini. Il movimento dei forconi si sta diffondendo in ogni dove coinvolgendo le classi sociali più colpite dalla manovra Monti e sta mettendo in evidenza la volontà di manifestare non solo per i propri diritti di lavoratori ma soprattutto per riappropriarsi della propria dignità. E quest’onda ribelle ha manifestato fin da subito una vera e propria avversione nei confronti dei politici presenti in studio: sia Enrico Letta del Pd che Roberto Castelli della Lega Nord sono stati duramente attaccati perché facenti parte di quella classe politica che per anni è rimasta sorda e che oggi assiste al tracollo blaterando sentenze ma non rendendosi conto della vera crisi totale in cui tutta la popolazione italiana medio-bassa (che è la maggior parte del paese) è stata travolta. Metafora di questa incomunicabilità ormai disarmante tra politica e popolazione è stata l’uscita dallo studio dell’Onorevole Roberto Castelli che è stato attaccato con parole piuttosto colorite dall’operaio sardo in cassa integrazione, che ha indotto l’ex Ministro a lasciare la trasmissione. Uno sfogo, quello dell’operaio, che metteva in risalto tutta la disperazione di una classe sociale ormai allo sbando, di un’Italia sempre meno sotterranea che sta venendo fuori ed ha intenzione di riprendersi la dignità perduta. [imagebrowser id=239]
Dalla Sicilia alla Sardegna il movimento dei forconi è diventato una realtà tangibile, in cui sembra prevalere un’autarchia che spaventa, come spaventa la rabbia che proviene da disperazione e dall’attuale incompiutezza. I poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi, in un paese che sta dimostrando che non ce la fa più a soccombere ed è pronto a battersi per non essere più costretto a sopravvivere tra gli stenti. Mario Monicelli diceva, prima della tragica scomparsa, che in questa Italia senza dignità ci vorrebbe, quello che non c’è mai stato, una vera rivoluzione per un popolo “che sono trecento anni che è schiavo di tutti”. Ebbene, dal movimento dei forconi si evince proprio questa voglia soppressa che sta venendo fuori, di non essere più schiavi, di non abbassare più il capo, di non avere più la speranza che qualcosa cambi da sé.
E noi a questo punto ci chiediamo: E’ davvero in grado il movimento dei forconi di realizzare quella rivoluzione auspicata da Monicelli? Si sa, la disperazione porta prima o poi, volente o noltente, la gente a svegliarsi, ad alzare finalmente la testa e quello che è stato rilevante nella puntata di ieri di Servizio Pubblico è la stata in primo luogo la fierezza di questo popolo che intende reagire senza se e senza ma. Forse sta accadendo qualcosa di grande in Italia, o forse sarà solo un fuoco di paglia, chissà, ma resta il fatto che la rabbia tangibile e tagliente sta producendo un risveglio che ormai si discosta dalle scelte di Palazzo ma decide, qui ed ora, di riprendersi in mano questo paese: ricco, pieno di risorse eppure un paese che non cresce ma travolto da un’ondata di recessione che spaventa, anche soltanto a guardarlo dalla Tv. La parte ferita dell’Italia che dopo aver atteso invano risposte, è pronta a trovare da sola soluzioni poiché il legame rappresentivo nel rapporto unilaterale e democratico con la politica del Palazzo sembra essersi inevitabilmente spezzato.